Come non possiamo emozionarci di fronte a ventott’anni in Sherry oloroso, un percorso che inizia nel 1994 e termina oggi, un lasso di tempo durante il quale il mondo si è evoluto a dismisura forse in precedenza un salto del genere non c’è mai stato.
Mentre il tutto cambiava a questa velocità proibitiva il nostro Macallan era lì a riposare e a prepararsi respirando al ritmo delle stagioni, affinandosi in compagnia del clima scozzese ed un compagno iberico.
Da questo lembo di terra, una terra anziana, dal nord est della vecchia e bistrattata Europa, giunge nel vostro bicchiere un’opera d’arte pronta a emozionarvi, ci si trascina dietro i paesaggi, i profumi e tutto quello che l’uomo ha vissuto e fatto dalla notte dei tempi.
Scendendo l’atlantico sfiorando la Guascogna la nostra direttrice immaginaria di spegne per gli altopiani della Spagna dove il binomio si completa i paesaggi di arricchisco e profumi sei perdono tra la salinità delle Asturie e gli scorci moreschi andalusi.
Immediatamente si aprono a ventaglio nel naso note solfuree sopite che si scatenano man mano che il whisky conquista le pareti del bicchiere.
Infatti, dopo essersi liberato, si rivela un po’ salino, un po’ fragrante ed infine, in maniera
sorprendente, molto dolce in bocca appunto succulento come le ciliegie in maggio.
Quindi sentori di fiammifero spento e di soffioni termali. Si apre una gamma di profumi stridenti e, allo stesso tempo, grassi.
Percezioni che troviamo al contempo ribaltate in bocca. Le tonalità dolci si scatenano subito e
quelle più longilinee si manifestano in secondo momento, anzi, più nel retrogusto. Frutta secca e cotognata, ebbene sì, le estremità si attraggono e si completano in maniera congruente in un’armonia di toni e sensazioni, purtroppo, scordate da tempo.

Il mio maestro mi insegnò a trovare l’alba dentro l’imbrunire…