Ci fu un tempo in cui la seconda Roma era il centro di tutto.
Nel bosforo, nel porto di Costantinopoli, attraccavano navi di tutto il mondo allora conosciuto.
Addirittura i Vichinghi, risalendo i fiumi, vi giungevano attraversando quella che verrà chiamata in seguito Russia. Arabi, Iberici, italiani attraverso il Hare Nostrum. Palazzi addosso al mare, tramonti che non hanno fine e poi mercati, bazar, carovane, spezie, tesori ... Una capitale di un impero che non poteva che durare per sempre.
Quel punto d'Europa che sa di oriente, quel lembo di Asia che tocca l'occidente. Un Rum sensuale, seducente come una danza orientale che conduce all'oblio.
Ritmo ondulante profumi rotondi, opulenti, "luccincanti" di oriente.
Immaginiamo il profumo dell'oro e poi mirra, sesamo, paprica e frutti secchi appena tostati.
In bocca afrodisiaco, ci incita a lasciare freni ed inibizioni e perderci appunto
in un vicolo di Istanbul in compagnia solo di noi stessi.

Se a un uomo venisse concessa la possibilità di un unico sguardo sul mondo, è Istanbul che dovrebbe guardare.
Alphonse De Lamartine